La macroeconomia è la branca delle scienze economiche che studia l’economia a livello aggregato, ovvero si occupa della struttura economica e della performance economica di interi Stati o di entità sovranazionali. È contrapposta alla microeconomia.
Al suo prezioso apporto teorico, la macroeconomia affianca la capacità di compiere previsioni e formulare indicazioni sulle politiche economiche volte a incrementare la ricchezza delle nazioni nel lungo termine come orizzonte temporale. Pertanto, la macroeconomia è un campo di interesse sia per coloro che si occupano di economia (per esempio nel momento in cui si svolge un’analisi di mercato) sia per coloro che si occupano di politica e finanza pubblica (ad esempio un dicastero economico nella regolare attività di programmazione economico-finanziaria).
Le teorie economiche possono offrire spunti illuminanti sul funzionamento dei sistemi economici e sulle conseguenze a lungo termine di determinate politiche e decisioni.
In particolar modo, la macroeconomia tenta di misurare il rendimento di un’economia, capire quali forze la guidano e come migliorarne l’andamento. La teoria macroeconomica può anche aiutare le singole imprese e gli investitori a prendere decisioni migliori attraverso una comprensione più approfondita delle dinamiche economiche.
Alcune delle domande chiave poste dalla macroeconomia includono: Cosa causa la disoccupazione? Cosa causa l’inflazione? Cosa crea o stimola la crescita economica?
Conoscerne quindi gli aspetti che la definiscono ti aiuterà a comprendere meglio l’analisi macro osservando l’andamento dei mercati da una visione più ampia.
Come scritto precedentemente, può essere di grande aiuto anche semplicemente per comprendere le dinamiche globali quando leggi notizie macroeconomiche come dati sull’inflazione, globalizzazione, pil, disoccupazione e via discorrendo. Questi approfondimenti sono volti in particolare a coloro che sono privi delle basi di economia per poter interagire in maniera più consapevole nei mercati finanziari e alle notizie economiche. Andiamo a capire di cosa si occupa la macroeconomia.
Aree di ricerca macroeconomica
La macroeconomia è un campo piuttosto ampio, ma due aree specifiche di ricerca sono rappresentative di questa disciplina. La prima area riguarda i fattori che determinano la crescita economica a lungo termine o gli aumenti del reddito nazionale. L’altra riguarda le cause e le conseguenze delle fluttuazioni a breve termine del reddito e dell’occupazione nazionali, noto anche come ciclo economico.
La crescita economica si riferisce ad un aumento della produzione aggregata in un’economia. I macroeconomisti cercano di comprendere i fattori che promuovono o ritardano la crescita economica al fine di sostenere le politiche economiche in grado di promuovere lo sviluppo, il progresso e l’innalzamento del tenore di vita.
Sovrapposti alle tendenze di crescita macroeconomica a lungo termine, i livelli e i tassi di variazione delle principali variabili macroeconomiche come l’occupazione e la produzione nazionale subiscono fluttuazioni, espansioni e recessioni, in un fenomeno noto come il ciclo economico. La crisi finanziaria del 2008 è un chiaro esempio recente e la Grande Depressione degli anni ’30 fu in realtà lo slancio per lo sviluppo della più moderna teoria macroeconomica.
In sostanza la macroeconomia va ad analizzare le varie variabili ma ad un livello macro, cioè fa uno zoom out rispetto alla microeconomia. Paragoniamo per un attimo la microeconomia, prendendo come esempio la teoria del consumatore, cioè l’analisi di come il singolo consumatore, consumando beni e o servizi, va a massimizzare l’utilità, quindi nella micro ci si concentra sul consumo del singolo individuo.
Detto ciò in macroeconomia andremo a vedere il consumo aggregato di tutte le famiglie.
Se non vi è ancora chiaro facciamo un altro esempio:
Dopo la teoria del consumatore, lo studio a microeconomia prosegue con lo studio della produzione delle aziende, cioè come le aziende possono massimizzare il proprio profitto con una certa produzione o minimizzare i propri costi per produrre un determinato bene, anche qui in microeconomia come vedete si analizza la singola azienda.
In macro, al contrario, faremo zoom out e vedremo gli investimenti delle imprese in linea generale. In aggiunta in macroeconomia abbiamo altri due soggetti da tenere in considerazione, lo stato e il resto del mondo.
Dunque, questi 4 soggetti vanno a interagire tra loro:
- Le famiglie, cui fanno riferimento i consumi;
- Le imprese, cui fanno riferimento gli investimenti;
- Lo stato, cui fa riferimento la spesa pubblica;
- Il resto del mondo, cui fanno riferimento le esportazioni nette, cioè il net export, l’equivalente del valore delle esportazioni totali di un paese meno il valore delle sue importazioni totali. Consumi, investimenti, spesa pubblica, esportazioni nette.
Solitamente nell’analisi macroeconomica si parte da un economia chiusa, quindi senza il net export, si fanno tutte le analisi del caso in economia chiusa e poi si implementa anche il resto del mondo. A quel punto vediamo cosa accade, andando a vedere variabili come il tasso di cambio, le esportazioni, reddito estero e molte altre cose.
Detto questo possiamo riassumere che la differenza tra microeconomia e macroeconomia è la seguente:
- La macroeconomia analizza i comportamenti collettivi delle famiglie e delle imprese in un sistema economico. Sono dette grandezze aggregate perché sommano i comportamenti di più operatori economici;
- La microeconomia analizza il comportamento dei singoli operatori economici, del consumatore o dell’impresa.
Proviamo a capire meglio cos’è una grandezza economica aggregata facendo un esempio:
Un’impresa produce viti e decide di produrre 1000 viti al giorno.
La quantità di produzione dell’impresa è una variabile economica “non aggregata” perché è relativa a un singolo operatore economico. Al contrario invece, l’insieme di tutte le decisioni di produzione, di tutte le imprese di quel settore economico che producono viti, bulloni, minuteria metallica ecc. è una grandezza economica “aggregata”.
Quindi le variabili economiche “aggregate” sono studiate nella macroeconomia, mentre quelle “non aggregate” nella microeconomia.
Arrivati qui c’è da chiedersi a cosa serve la macroeconomia?
Uno dei principali obiettivi della macroeconomia è la costruzione di un modello macroeconomico in grado di spiegare e di prevedere i fenomeni economici.
Cos’è dunque un modello macroeconomico?
E’ un insieme di variabili e relazioni che permette di spiegare il funzionamento di un sistema economico.
In genere si tratta di un modello matematico formale e astratto, composto da variabili in input che possiamo identificare con x e in output con y e da un sistema di equazioni o disequazioni.
Il modello macroeconomico è usato dai governi per decidere gli interventi pubblici in economia e la politica economica.
Il problema è dato dal fatto che non esiste un modello economico generale e universale, utilizzabile in ogni luogo o tempo…
ma esistono molti modelli macroeconomici e scuole di pensiero e queste sono:
- La Classica: Gli economisti classici ritengono che prezzi, salari e tariffe siano flessibili e che i mercati siano sempre chiari, basandosi sulle teorie originali di Adam Smith;
- La Keynesiana: I keynesiani, che riconducono la loro dottrina all’opera di Maynard Keynes, si concentrano sulla domanda aggregata come fattore principale in questioni come la disoccupazione e il ciclo economico. Gli economisti keynesiani ritengono che il ciclo economico possa essere gestito mediante un intervento attivo del governo attraverso la politica fiscale (spendendo di più in recessioni per stimolare la domanda) e la politica monetaria (stimolando la domanda con tassi più bassi). Gli economisti keynesiani ritengono inoltre che vi siano alcune rigidità nel sistema, che impediscono la corretta compensazione dell’offerta e della domanda;
- La Monetarista: La scuola monetaria è in gran parte attribuita alle opere di Milton Friedman. Gli economisti monetaristi ritengono che il ruolo del governo sia tenere a bada l’inflazione controllando l’offerta di moneta. I monetaristi credono che i mercati siano generalmente chiari e che i partecipanti abbiano aspettative razionali. I monetaristi respingono l’idea keynesiana secondo cui i governi possono “gestire” la domanda e che i tentativi di farlo sono destabilizzanti e probabilmente portano all’inflazione;
- La Nuova Keynesiana: La nuova scuola keynesiana tenta di aggiungere basi microeconomiche alle tradizionali teorie economiche keynesiane. Mentre i nuovi keynesiani ritengono che le famiglie e le imprese operino sulla base di aspettative razionali, continuano a sostenere l’esistenza di una varietà di fallimenti del mercato, inclusi prezzi e salari non adeguati. A causa di questa “viscosità”, il governo può migliorare le condizioni macroeconomiche attraverso la politica fiscale e monetaria;
- La Neoclassica: L’economia neoclassica presuppone che le persone abbiano aspettative razionali e si sforzino di massimizzare la loro utilità. Questa scuola presume che le persone agiscano in modo indipendente sulla base di tutte le informazioni che possono ottenere. L’idea di marginalismo e massimizzazione dell’utilità marginale è attribuita alla scuola neoclassica, così come l’idea che gli agenti economici si muovano sulla base di aspettative razionali. Poiché gli economisti neoclassici ritengono che il mercato sia sempre in equilibrio, la macroeconomia si concentra sulla crescita dei fattori di offerta e sull’influenza dell’offerta della moneta sui livelli dei prezzi;
- La Nuova classica: La nuova scuola classica è costruita in gran parte sulla scuola neoclassica. La nuova scuola classica sottolinea l’importanza della microeconomia e dei modelli basati su tale comportamento. I nuovi economisti classici ritengono che tutti gli agenti cerchino di massimizzare la loro utilità e abbiano aspettative razionali. Ritengono inoltre che la disoccupazione sia in gran parte volontaria e che la politica fiscale discrezionale stia destabilizzante, mentre l’inflazione può essere controllata con la politica monetaria;
- La Austriaca: La scuola austriaca è una vecchia scuola di economia che sta riscuotendo un certo risveglio di popolarità. Gli economisti scolastici austriaci ritengono che il comportamento umano sia troppo idiosincratico da carpire con le analisi e che l’intervento del governo sia inevitabile. La scuola austriaca ha fornito utili teorie e spiegazioni sul ciclo economico, sulle implicazioni dell’intensità di capitale e sull’importanza dei tempi e dei costi di opportunità nella determinazione del consumo e del valore;
Ogni teoria economica propone un modello economico diverso dagli altri. Alcuni modelli riescono a interpretare bene la realtà economica ma soltanto in determinati contesti geografici e storici, dunque la complessità non manca, tra i più famosi abbiamo il modello di Keynes e quello monetarista di Milton Friedman.
A questo punto quale modello macroeconomico scegliere?
Generalmente, i policy maker, cioè i capi di governo, adottano il modello macroeconomico che meglio giustifica le proprie scelte politiche.
Tuttavia, in alcuni casi le teorie economiche sono anche in grado di influenzare la politica economica di un paese. In particolar modo se promettono di risolvere i principali problemi della società. Quindi, secondo il mio parere la relazione tra teoria economica e politica è da considerarsi biunivoca.
Chiudiamo l’approfondimento sintetizzando la macroeconomia quanto segue:
Il prezzo delle mele può spiegarsi dall’analisi della domanda e dell’offerta del mercato. Quindi può essere studiata nella microeconomia. Viceversa, l’inflazione generale dei prezzi si può spiegare soltanto analizzando le decisioni collettive degli operatori che compongono la domanda e l’offerta aggregata, come abbiamo detto: produttori, investitori, famiglie, stato, banche.